OSTENSIONE SAN PIO DA PIETRELCINA Omelia di Sua Eminenza il Cardinale JOSE SARAIVA MARTINS,

OSTENSIONE SAN PIO DA PIETRELCINA
Omelia di Sua Eminenza il Cardinale JOSE SARAIVA MARTINS,
Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, alla concelebrazione
del 24 aprile 2OO8

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1. Parlare della santità cristiana richiede il riferimento ai santi, che ne sono la più viva
incarnazione. Bisogna tuttavia riconoscere che in quest'epoca di transizione, dalle dimensioni
planetarie, caratterizzata da una nuova visione del mondo, dell'uomo e della sua storia - e, nei
paesi opulenti, da una diffusa indifferenza religiosa -, il discorso sulla santità, sia pure quella di un
santo tanto amato e la cui devozione è così estesa come San Pio da Pietrelcina, è tutt'altro che
agevole. Eppure il mistero dei santi ha un tale fascino da imporsi, spesso, agli stessi increduli, e
tutte le volte che ci si confronta con un santo autentico, ne rimaniamo conquistati. Perché?
Lasciando da parte le discussioni di scuola, molto semplicemente dobbiamo ricordare che la santità,
dono di Dio e impegno dell'uomo, altro non è che la "vita trasfigurata in Cristo" (Rom. 8,29),
mediante il dinamismo delle virtù teologali e i doni dello Spirito Santo. La santità è la vita di Dio
Trinità in noi e di noi in Dio. Per questo la santità è anche "mistero", essa, infatti, si origina
come dono della Grazia e si accompagna alla conquista che varca i confini del quotidiano,
attraverso la lotta con se stessi e con le forze del male. Avvicinarci, conoscere meglio Padre
Pio, diventato ormai il "santo della gente", che ora sarà ancor più accessibile, mediante la nuova
sistemazione del suo corpo, richiede da parte nostra l'umiltà di riconoscerne "il mistero". Lui
stesso aveva detto di sé, scrivendo il 15 agosto 1916 al suo direttore spirituale e confidente, padre
Agostino: " Che dirvi di me? Sono un mistero a me stesso" . Dove comincia il mistero, quello di un'esperienza
che noi non abbiamo, si può solo tacere, per adorare l'opera di Dio nell'uomo, creatura della cui
bellezza il Creatore si è innamorato, come dice Santa Caterina da Siena.
2. Il nostro caro santo cappuccino profuse i suoi doni naturali e soprannaturali, mettendoli con
generosità e perseveranza a disposizione del popolo di Dio, in modo particolare nella celebrazione
dell'Eucaristia, nel ministero della riconciliazione, nella direzione spirituale, nel consiglio e nella
vicinanza spirituale e materiale a quanti erano nel bisogno.
E verso questa terra Padre Pio richiamò e richiama milioni di persone, assetate di verità e di bontà,
in cerca di conforto e di conversione. Così egli continua a mettere in pratica quanto abbiamo
ascoltato nella pagina del Vangelo: Gesù, mentre si disponeva a dare la vita per il mondo, pregò
non solo per i suoi discepoli che in quel momento erano lì con lui, «ma anche per quelli che per
la loro parola crederanno» (cf Gv 17,20). Siamo compresi tutti noi in quella preghiera, noi che
crediamo in Gesù basandoci sulla parola degli Apostoli; e a questo dinamismo Padre Pio, apostolo del
nostro tempo, ha offerto un esemplare contributo, guidando tanti verso l'incontro con il Signore
mediante la parola e la testimonianza e divenendo per tutti sorgente zampillante nell'aridità dei
nostri giorni, olio nuovo nella ruggine della nostra stanchezza.
3. Improvvisamente questo monte divenne un nuovo Calvario, il luogo dove «ciò che manca alla
passione di Cristo» (cf Col 1,24) si completò nella carne dell'umile frate di Pietrelcina.
E’ impressionante la testimonianza di questa «crudezza» che egli affidò ad alcune lettere
successivamente scritte al suo confessore: in esse si parla di sconcertanti esperienze mistiche,
acutissime tentazioni, lotta spasmodica contro gli assalti diabolici, indescrivibili dolori fisici, angosciosa
prostrazione morale, paura e terrore, completo smarrimento, desolazione totale, fino a culminare
nell'istante della stimmatizzazione il 20 settembre 1918:
«Mi vidi dinanzi un misterioso personaggio [...] che aveva le mani e i piedi ed il costato che
grondavano sangue. La sua vista mi atterrisce; ciò che sentivo in quell'istante in me non
saprei dirvelo. Mi sentivo morire e sarei morto se il Signore non fosse intervenuto a sostenere
il cuore, il quale me lo sentivo sbalzare dal petto. La vista del personaggio si ritira ed io mi
avvidi che mani, piedi e costato erano traforati e grondavano sangue...» (Lettera del
22.10.1918).
Gesù non gli trasmise solo i segni esterni della sua passione, ma anche e soprattutto la
motivazione profonda di essa: il suo stesso appassionato amore per l'umanità.
È ancora il Vangelo odierno che può illuminarci: «L'amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in
loro» (cf Gv 17,26). Le stimmate, che Gesù crocifisso imprime nella carne del frate, sono anzitutto
l'approvazione che egli da al suo amico fedele; ma sono anche il segno dell'amore di Cristo verso di noi, il
fatto che egli ci ha amati per primo e non smetterà mai di amarci.
Padre Pio, dunque, rivisse anche fisicamente il mistero del Dio crocifisso, il mistero della croce, e
divenne in modo evidente un'immagine della passione di Gesù Cristo, colui che per sempre sarà
inchiodato dall'amore.
E Gesù - come abbiamo sentito- continua la sua preghiera: «Padre, voglio che anche quelli che
mia hai dato siano con me dove sono io» (Gv 17,24], S. Pio ha vissuto con straordinaria verità
questo aspetto dell'appartenenza a Cristo: è stato con lui sulla croce.
Ciò è possibile, come ci ha ricordato S. Paolo nella I Lettera ai Corìnzi, solo a chi è capace di affidarsi a
Dio, abbandonando progressivamente la mentalità del mondo, caratterizzata dal mito della superbia,
della ricchezza e della forza, e assumendo la logica delle beatitudini.
4. Padre Pio morì il 23 settembre 1968. La sua santità, popolarmente ammessa già durante la
sua vita, è stata ufficialmente riconosciuta dalla Chiesa.
Noi oggi veneriamo il suo corpo, inaugurando un periodo particolarmente intenso di
pellegrinaggio. Di questo momento di così intimo coinvolgimento spirituale, vorrei evidenziare due
aspetti:
a. Il significato della morte. Quello che noi vediamo è un corpo morto, non più animato
da quell'alito di vita che Dio creatore infuse nell'argilla primordiale (cf Gen 2,7). Affacciandoci
in tal modo sul mistero della morte, siamo invitati a comprendere che ciò che si vede non
è il tutto dell'esistenza. Questo corpo è qui, ma Padre Pio non è soltanto un cadavere:
infatti egli, che è vissuto in piena unione con Gesù crocifisso, vive adesso nella definitiva
comunione con Gesù risorto.
b. Il significato delle reliquie. La presenza del corpo di Padre Pio ci invita anzitutto ad una
memoria: guardando le sue spoglie mortali, noi ricordiamo tutto il bene che egli ha
compiuto in mezzo a noi. Il suo corpo insieme con l'anima è stato concretamente immagine
di Dio, tempio dello Spirito Santo, «luogo» in cui Gesù ha manifestato la sua gloriosa
passione. Padre Pio ebbe sempre una grande attenzione verso il nostro corpo, carico di onore
e di dignità, e per favorirne il giusto apprezzamento e l'adeguata cura fondò la Casa Sollievo
della Sofferenza, strumento di carità cristiana e di umana solidarietà.
Ma le reliquie di coloro che dormono nel Signore ci invitano a guardare anche verso il futuro: ci invitano
a rinnovare la fede nella risurrezione della nostra carne, quando il Signore verrà nella gloria. Le reliquie,
allora, sono l'annunzio della nuova creatura che sorgerà in comunione con il Risorto. Come ci ha ricordato
S. Paolo, Gesù, a quanti lo accolgono, si rivela come «sapienza, giustizia, santificazione e redenzione» (/
Cor 1,30}. Paolo elenca come ultima la redenzione, proprio perché essa sarà completa solo quando il nostro
corpo risorgerà alla fine dei tempi.
5. Infine, San Pio è stato padre fecondo di anime. Come sappiamo, nessun santo inventa qualcosa di
nuovo, tutti ripropongono il Vangelo. Tuttavia, qualche "atleta dello spirito" ha vissuto con particolare
intensità uno o più aspetti dell'infinita ricchezza di Cristo, divenendo tramite per un percorso "nuovo"
nella Chiesa. Anche Padre Pio ha scritto una pagina "originale" raccogliendo attorno a sé una vera
folla, come, ad esempio, i membri dei suoi Gruppi di Preghiera. Il Signore ha mandato Padre Pio
a evangelizzare il mondo con il vangelo "superiore" della sofferenza. Il mistero della Redenzione cristiana
è questo: mutare la croce - e, con essa, ogni sofferenza umana - da tristezza in gioia, da
vergogna in vanto, da morte in vita, da condanna in perdono. Padre Pio e i suoi figli spirituali
fanno proprio il "sentire" di Cristo, gli atteggiamenti con cui Egli ha abbracciato la croce per far dono ai
fratelli delle Sue consolazioni.
Dagli Atti del Processo di Canonizzazione risulta effettivamente che egli avesse ottenuto da Gesù
di essere vittima perfetta e perenne, cioè di continuare a rimanere vittima nei suoi figli, allo scopo di
prolungare la sua missione sino alla fine del mondo . Nel vangelo Gesù dice: "Chi accoglie un profeta come
profeta, avrà la ricompensa del profeta" (Mt. 10,41). Questa è la speranza imperitura dei devoti di Padre
Pio e di coloro che sono annoverati tra i membri fedeli della sua numerosa famiglia.
Con questo spirito ci accingiamo a venerarlo, certi che il suo esempio e la sua intercessione sapranno
guadagnarci luce e forza nel pellegrinaggio verso la Gerusalemme celeste.
San Giovanni Rotondo, 24 aprile 2008

Risultati immagini per omelia del cardinale saraiva a padre pio 2008
 (a cura di Massimo Maria Civale)

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